Saviana Parodi: «Permacultura, pratica di vita quotidiana»
Una visione a 360 gradi della permacultura, che diventa stile di vita oltre che particolare approccio al cibo, alla terra e all’ambiente. A proporlo e condividerlo è Saviana Parodi Delfino, una delle massime esperte italiane in materia, anche autrice del libro “Manuale di permacultura integrale” (Terra Nuova Edizioni).
Una visione a 360 gradi della permacultura, che diventa stile di vita oltre che particolare approccio al cibo, alla terra e all’ambiente. A proporlo e condividerlo è Saviana Parodi Delfino, una delle massime esperte italiane in materia, anche autrice del libro “Manuale di permacultura integrale” (Terra Nuova Edizioni).
Saviana Parodi Delfino è una biologa molecolare. Nel 1991 si è avvicinata in Australia alla permacultura, di cui è diventata divulgatrice, dopo una lunga formazione. Dal 1995 realizza progetti in permacultura in Italia e all’estero (Australia, Sud America, Svizzera, Burkina Faso). Nel 2006 è stata tra i fondatori dell’Accademia italiana di permacultura. Oggi vive tra l’Italia e l’Argentina.
Il suo approccio è quello di applicare i principi della permacultura non solo all’agricoltura, quindi al modo con cui coltiviamo il cibo, estendendolo invece alle scelte di vita ad ampio spettro.
Saviana, tu proponi una visione della permacultura che abbraccia la vita di ogni giorno, le scelte quotidiane, la prospettiva, non solo un approccio in agricoltura come per lo più è conosciuta oggi la permacultura. Cosa significa per te vivere “in permacultura”?
«La visione che propongo è quella che ho appreso in Australia, all’Istituto di permacultura australiano, basata su tre principi etici: prenditi cura del pianeta come un organismo in sé, prenditi cura di te stessa e delle altre persone, e crea abbondanza e condividila. Al corso, e sui libri di permacultura, si parla non solo di ’suolo’ e cibo, ma anche di economia locale, costruzioni ecocompatibili, l’urbano includendo le relazioni, ecc. Certo questi temi li integro continuamente con le mie esperienze ed i vari studi che ho intrapreso e che continuo. Vivere in permacultura non è altro che essere coerenti con ciò che si pensa, che si racconta e che si pratica. Permacultura è basata sugli studi dei sistemi complessi e le sue qualità emergenti, riportati alla vita di tutti i giorni, alle scelte che ognuno di noi può fare. Dunque viverla è contestualizzare questi principi al proprio quotidiano, consapevoli di far parte di un sistema più vasto e non sconvolgerli, altrimenti il feedback del grande organismo ci spazza via velocemente e con molta sofferenza e malattia».
Quanto questo approccio al quotidiano e questa filosofia di vita sono in armonia con la natura, l’ecosistema, le relazioni? O quanto potrebbe esserlo in potenza?
«Questo approccio segue con rispetto l’andamento del sistema complesso ‘pianeta’, ne prende esempio, lo osserva e lo imita. Va di pari passo con l’evoluzione di tutti gli esseri su questa terra, con la materia e le sue energie. Si basa sull’errore, da cui scaturisce l’evoluzione, se viene considerato e valorizzato. Per questa ragione è molto concreto e facilmente praticabile. Se solo ci allontaniamo dal ‘buon senso’ dell’ecosistema di cui facciamo parte, l’autoregolazione, con i sui feedback (retro-azioni), ci porta all’insoddisfazione e quindi alla malattia, nostra e dell’ambiente in cui viviamo».
Che differenza c’è tra una visione permaculturale della vita e un approccio sobrio ed ecologico al quotidiano? Cosa vi sottostà come valore aggiunto?
«Dal mio punto di vista non vi sono differenze: l’ambiente e la natura non è solo ciò che vedono i nostri occhi e sentono gli altri sensi, è anche il nostro corpo e la nostra psiche, noi siamo natura. Troppo spesso siamo più preoccupati dell’andamento del pianeta, senza sentire che noi siamo il pianeta, ne siamo una infinitesimamente piccola cellula. Se c’è qualcosa che mi occupa la mente, è la violenza con la quale noi umani ci trattiamo e trattiamo ciò che ci sta intorno, da troppi millenni. Violenza tra le persone che dicono di ‘amarsi’ o che sono legati da relazioni di sangue, violenza contro gli animali e le piante. Ciò non succede con la stessa frequenza e modalità tra le altre specie. Perché? È da quando avevo 15 anni che ci penso e leggo o chiedo e non trovo risposte soddisfacenti. Forse più che visione, sarebbe meglio parlare di pratica, ecco il valore aggiunto. Il fare ciò di cui parliamo è una delle chiavi della soddisfazione nella vita e se siamo contenti della nostra vita, forse la smettiamo di interferire con la vita degli altri in maniera giudicante e violenta. La permacultura non è solo filosofia o visione, è pratica concerta e quotidiana».
Se dovessi fornire indicazioni pratiche a chi acquisisce ora consapevolezza della necessità di un cambiamento rispetto al modo di vivere consumistico attuale, cosa ti sentiresti di dire? Quali suggerimenti, quali linee guida?
«Chiedersi sempre perché abbiamo certe abitudini e provare a uscirne, per osservare ciò che potrebbe mutare. Ogni essere umano, di qualsiasi epoca, è influenzato dal suo culto/cultura, che lo guida nel cammino e lo influenza in scelte che non sono più personali, bensì culturali. Più interessante è capire che queste scelte non sono obbligate e non devono essere uguali per tutti. Una ‘pratica’ molto semplice è anche trovare profonda soddisfazione per tutte le azioni quotidiane che facciamo, integrando ogni giorno l’idea con l’azione, lentamente, senza sforzi o rinunce; sapere che non siamo soli su questo pianeta e che tutti gli esseri devono vivere anch’essi con pienezza; partecipare pienamente a ciò di cui si fa esperienza, nel bene e nel male, consumando sempre meno e senza interferire in maniera negativa con l’intorno. A livello di relazione, ad esempio, dovremmo smettere di giudicare l’’altro’, con paure o speranze, ma lavorare solo su noi stessi. E rendersi conto che godere pienamente della vita non può portare effetti collaterali negativi per altri esseri o sistemi».
Una via possibile per uscire dall’emergenza sociale ed ecologica che stiamo vivendo?
«Non c’è una via d’uscita globale. Ognuno di noi deve liberarsi dall’essere schiavo della propria mente. E facendo così ci si sente lentamente veramente parte del tutto, connessi con l’intera rete di vita. Si chiama consapevolezza ed è una pratica che noi umani usiamo da millenni. Alcuni di noi ce l’hanno fatta ed hanno trascinato con se molti altri esseri. Questo è possibile».
Per approfondire
Grazie alle esperienze maturate in oltre 30 anni di attività in tutto il mondo, ha realizzato questo manuale pratico che è anche una riflessione filosofica.
Partendo dall’osservazione dei modelli naturali, la Permacultura propone un nuovo modo di fare agricoltura a basso impatto ambientale, realizzare abitazioni ecosostenibili e gestire le risorse energetiche.
L’autrice, forte dei lunghi anni di esperienza in diversi paesi, ci mostra come applicare i principi della permacultura anche nella vita di tutti i giorni e scoprire le attitudini necessarie per una vita in armonia con l’ambiente e gli ecosistemi.
Un invito a mettere in pratica i nostri sogni e imparare a imitare la natura per una nuova economia della felicità.