IL GELSO
LABORATORIO ERBORISTICO
Contrada Cervarolo, 120
72017 Ostuni BR Italy
tel. 0831 330495
fax 0831 330495
www.laboratorioilgelso.it
SCHEDE DIDATTICHE DI ERBORISTERIA
di Bruno Vergani Erborista
INTRODUZIONE
Credere o non credere alle proprietà terapeutiche delle erbe? Porre la questione in questi termini é anacronistico. L’erboristeria moderna non un credo o una fede.
Chimica, biologia, medicina hanno messo ordine nel settore. Dalla fiducia acritica del passato o al rifiuto pregiudiziale di tempi recenti oggi si sta passando ad un nuovo approccio; consapevole, obbiettivo e riscontrabile. La scienza pura in erboristeria con metodi e dimostrazioni moderni, pur eliminando molti aloni magici e indicazioni non riscontrabili, ha riconfermato nel complesso la validità della tradizione. Nel passato la sperimentazione clinica superava di norma quella farmacologica: un particolare rimedio naturale ‘funzionava’ e questo bastava per giustificarne l’utilizzo.
Oggi, spesso, si conosce anche il principio attivo ed il conseguente meccanismo d’azione del rimedio utilizzato. La chimica farmaceutica di sintesi a volte ha riprodotto molecole presenti in natura per creare farmaci anche molto attivi, per questo é frequente il paradosso di chi scredita pregiudizialmente le erbe per poi utilizzarle senza saperlo.
Il mondo vegetale è un laboratorio chimico unico. Partendo da sostanze semplici sintetizza innumerevoli e complesse sostanze chimiche, ma non per questo la fitoterapia è una panacea né esclude la medicina allopatica.
AVVERTENZA:
Queste schede di erboristeria, assolutamente non esaurienti, sono state elaborate unicamente per indicare punti di riferimento per un iter didattico razionale.
Non sono pertanto riportati consigli sull’uso specifico di piante officinali in relazione a patologie che sono unicamente di competenza medica. L’autore declina qualsiasi responsabilità per quanto riguarda l’utilizzo improprio delle piante citate, a puro scopo didattico, in queste schede che crescono spontaneamente o che sono coltivate in tutto il mondo.
I PRINCIPI ATTIVI DELLE PIANTE MEDICINALI
Principi attivi sono quelle sostanze contenute nei vegetali che agiscono sull’organismo umano e possono essere utilizzate a scopo terapeutico.
La parte di pianta che contiene i principi attivi viene definita droga. I principi attivi vegetali comprendono diverse categorie chimiche. La presenza quali-quantitativa dei principi attivi contenuti nella droghe e nei loro preparati può essere determinata con analisi specifiche anche sofisticate (gascromatografia).
Il risultato di tale ricerca viene definito titolo. Frequentemente l’azione farmacologica del fitocomplesso (l’insieme dei principi attivi contenuti nella droga in toto) può essere superiore a quella del principio attivo estratto e somministrato singolarmente oppure sintetizzato.
CENNI DI FARMACOLOGIA
La farmacologia studia la chimica e le proprietà dei principi attivi e i loro meccanismi d’azione sui vari organi e apparati dell’organismo umano e animale, la posologia ed il corretto impiego terapeutico.
I meccanismi d’azione dei principi attivi sono molteplici e non sempre noti. Recettori nervosi o cellulari specifici possono essere attivati da particolari principi attivi. E’ come se avessimo delle chiavi (P.A.) che aprono una particolare serratura (Recettore specifico). Lo stimolo chimico genera degli impulsi nervosi che danno la risposta farmacologica; come se un dito (P.A.) pigia un interruttore e si accende la lampadina (risposta farmacologica). A volte i principi attivi possono inibirsi a vicenda (antagonismo) o aumentare la loro azione specifica in modo maggiore della somma del loro impiego singolo; in biologia a volte le regole matematiche non contano e 3 + 3 non é 6, ma 8 oppure 10 (sinergia).
CENNI DI FARMACOGNOSIA
E’ evidente che per conoscere le proprietà farmacologiche delle piante medicinali oltre ad una precisa identificazione e classificazione botanica sia indispensabile conoscerne i principi attivi contenuti (farmacognosia).
La conoscenza farmacognostica è certamente la dote fondamentale dell’erborista. Nella formulazione e utilizzo delle piante l’operatore consapevole dei principi attivi utilizzati e delle loro attività farmacologiche potrà lavorare al meglio favorendo sinergismi ed evitando antagonismi. Comparerà le varie droghe sostituendo eventualmente quelle dannose perché tossiche o della quali é sprovvisto con altre tollerabili o aventi proprietà analoghe.
Utilizzerà la stessa pianta per affezioni anche molto diverse. Potrà con criterio giudicare formulazioni proposte da terzi, scartando quelle improprie, scriteriate o dannose.
I principi attivi vegetali sono stati ordinati nei seguenti grandi gruppi:
… ALCALOIDI
… ETEROSIDI
… OLI ESSENZIALI
… SOSTANZE RESINOSE
… MUCILLAGINI
… SOSTANZE AMARE
… SOSTANZE TANNICHE
Principi attivi appartenenti allo stesso gruppo pur avendo affinità chimiche possono avere azione farmacologica ed impiego terapeutico radicalmente differente.
ALCALOIDI
Gli alcaloidi sono caratterizzati dal fatto che, come le basi, combinandosi con gli acidi danno sali cristallizzati. La scoperta e l’estrazione degli alcaloidi dai vegetali risale all’inizio dell’ottocento. Negli ultimi duecento anni sono stati isolati oltre duemila alcaloidi.
Gli alcaloidi presenti nelle piante sono sempre mescolati a basi affini. Una stessa pianta può contenere una grande varietà di alcaloidi. Il papavero da oppio contiene nel suo lattice circa 25 alcaloidi differenti. Inversamente uno stesso alcaloide può trovarsi in piante appartenenti a Famiglie molto differenti. L’alcaloide caffeina é presente nel Caffè, nella noce di Cola, nel Tè e nel Guaranà.
Quasi tutti gli alcaloidi desumono la denominazione da quelle piante da cui furono estratti la prima volta. Gli alcaloidi sono caratterizzati da una notevole farmacodinamica con azione fisiologica varia che interessa più organi e apparati. Dei duemila alcaloidi noti ricordiamo la morfina ad azione sedativa, la codeina ad azione bechica, l’atropina come parasimpaticolitico e la chinina ad azione antimalarica.
ETEROSIDI
Gli eterosidi sono chimicamente caratterizzati da una frazione glucidica e una frazione non glucidica (aglicone o genina) prodotti dall’interazione di agenti idrolizzanti (enzimi, acidi) con i prodotti organici contenuti nella pianta.
Inizialmente nella frazione glucidica si riscontrò solo il glucosio per questo si denominarono “glucosidi”. Ora si conosce che la parte glucidica può essere formata da esosi differenti dal glucosio, da qui la denominazione “eterosidi”.
Gli eterosidi hanno una notevole importanza terapeutica. Moltissime piante devono l’azione terapeutica a queste sostanze. Ricordiamo gli eterosidi di tipo antrachinonico di Rhamnus phursiana efficace lassativo e l’arbutina di Uva ursi antisettico delle vie urinarie.
OLII ESSENZIALI (ESSENZE)
Gli olii essenziali sono sostanze volatili aromatiche costituite da miscele di più composti. Non essendo solubili in acqua sono presenti nella pianta sotto forma di emulsioni non sempre stabili che tendono a riunirsi in goccioline.
La costituzione chimica è molto complessa e varia. Ritroviamo idrocarburi, alcoli, aldeidi, chetoni, fenoli. Gli olii essenziali sono prodotti notevolmente concentrati caratterizzati da molteplici azioni terapeutiche (AROMOTERAPIA). Sono, comunque, preparati non esenti da controindicazioni ed intolleranze anche serie per l’azione irritante sulle mucose dei composti fenolici e neurotossica di alcuni composti terpenici.
Per l’impiego terapeutico ricordiamo, a titolo di esempio, oli essenziali di: Pinus silvestris: azione balsamica, Eugenia caryophyllata azione antisettica e Melissa officinalis stimolante nervina ed antispasmodica.
SOSTANZE RESINOSE
Le sostanze resinose sono prodotti d’escrezione complessi disciolti in parte negli olii essenziali. Sono insolubili in acqua e solubili in alcool, acetone od etere. A tale gruppo appartengono le oleoresine e le gommoresine.
MUCILLAGINI
Sono sostanze simili alle gomme, costituite da grandi molecole in genere associate alla cellulosa. Hanno spiccata caratteristica di inglobare liquidi rigonfiandosi e procurando una azione emolliente. Ricordiamo l’azione emolliente di Malva e Althea.
SOSTANZE AMARE
Vengono definite sostanza amare prodotti vegetali chimicamente non ben definiti, amari al gusto, inodori. Possono o no essere terapeuticamente attive come anche possono essere tossiche.
SOSTANZE TANNICHE
Le sostanze tanniche o tannini sono un gruppo eterogeneo di composti poliidrossifenolici. Trovano impiego terapeutico come astringenti e antinfiammatori.
PREPARAZIONI ERBORISTICHE
ESTRATTI
Per utilizzare al meglio i principi attivi è possibile liberarli dalle cellule vegetali che li contengono utilizzando solventi adeguati: acqua, alcol etilico, olii, glicoli.
ESTRATTI ACQUOSI
Infuso: si ottiene versando acqua bollente sulla droga fresca o essiccata e sminuzzata, si mescola si copre e si lascia in macerazione agitando di tanto in tanto per un tempo medio di 10 minuti. Si filtra e si consuma. Questo tipo di preparazione viene di norma utilizzato per droghe aromatiche ricche di componenti volatili (oli essenziali) e/o che cedono facilmente i principi attivi al solvente (fiori, foglie, sommità fiorite ecc.).
Decotto: si ottiene ponendo la droga fresca o essiccata e sminuzzata nella quantità prescritta di acqua bollente; si copre e si continua l’ebollizione per il tempo necessario ad una ottimale estrazione. Si filtra e si consuma.
Questo tipo di preparazione é indicato per droghe non aromatiche, non termolabili, legnose e poco permeabili (fusto, radici, cortecce, rizomi ecc.)
ESTRATTI IDROALCOLICI
si ottengono macerando per il tempo indicato a freddo o a caldo, staticamente o dinamicamente (percolazione; turboestrazione) la droga essiccata o fresca ma sempre sminuzzata o in polvere in una soluzione di acqua e alcol etilico “buongusto” di 95° (Soluzione Idroalcolica). Il rapporto acqua/alcol ed il conseguente grado alcolico della soluzione cambia rispetto alla droga utilizzata e generalmente varia fra i 30° e 70°.
In linea di massima droghe non coriacee, mucilaginose richiedono una bassa gradazione per una estrazione ottimale, che invece non si otterrebbe con una gradazione più alta. Viceversa principi attivi poco solubili in acqua o droghe coriacee richiedono una gradazione alcolica maggiore.
Nel caso di estrazione da droghe fresche va considerata per la gradazione del prodotto finito la quantità di acqua già presente naturalmente nella pianta.
Per ottenere la gradazione richiesta per 1 litro di soluzione idroalcolica si diluirà l’alcol etilico a 95° in acqua potabile con le seguente proporzione:
Alcol a 95° X grado alcolico da ottenere/95
La quantità di alcol a 95° risultante la si verserà in un recipiente graduato e si aggiungerà tanta acqua fino ad ottenere l’esatto volume di 1 litro.
Tintura o Alcolato: Si approntano per macerazione in alcool, dopo aver sminuzzato o polverizzato la droga, sia in vaso chiuso a 40 gradi di temperatura, sia a freddo. L’operazione si compie in due volte; prima con la metà dell’alcool che si impiega, successivamente con l’altra metà, protraendo ciascuna delle due macerazioni per 4 o 5 giorni. Indi si spreme il residuo, si riuniscono i due liquidi che sono stati tenuti separati e si filtrano.
Le tinture delle sostanze poco attive si preparano nella proporzione droga/ solvente di 1 a 5, le tinture di sostanze particolarmente attive nella proporzione di 1 a 10. Tintura madre: si intende di norma per T.M. un estratto idroalcolico da pianta fresca con rapporto droga solvente 1 a 5. Il termine “madre” é utilizzato perché trattasi di prodotti di partenza per la produzione, per mezzo di successive dinamizzazioni (diluizioni e agitazioni), di estratti omeopatici.
Tali preparazioni base sono comunque utilizzate tal quali in fitoterapia. Estratto fluido: sono soluzioni di norma idroalcoliche dei quali si fa evaporare sottovuoto il solvente per ottenere un preparato che per ogni grammo contenga 1 grammo di principi solubili della droga, ovvero un rapporto droga solvente di 1/1.
Estratti molli: con lo stesso procedimento svolto per la produzione di estratti fluidi si prosegue l’evaporazione del solvente finché il residuo non bagni la carta ed abbia una consistenza pastosa.
Estratti secchi: con lo stesso procedimento svolto per la produzione di estratti fluidi si prosegue l’evaporazione sotto vuoto del solvente finché il prodotto finito sia riducibile in polvere. Si tratta di prodotti particolarmente attivi ed instabili perché igroscopici.
ALTRE PREPARAZIONI ERBORISTICHE
per utilizzare razionalmente le droghe é possibile utilizzare preparati che ne facilitino l’assunzione e ne standardizzino i dosaggi. Capsule o opercoli: trattasi di opercoli di gelatina alimentare che vengono riempiti con polveri di droghe e/o con estratti secchi ed anche, sempre e solo in aggiunta a tali ingredienti base o eccipienti, con piccole quantità di olii essenziali. Nel caso di rimedi composti occorre miscelare con estrema cura i vari ingredienti prima di incapsularli. Il procedimento di incapsulamento viene eseguito con macchine apposite dette opercolatrici. Compresse o tavolette: sono dei preparati di consistenza solida che si ottengono mediante la compressione meccanica delle droghe. Delle buone tavolette devono essere caratterizzate da caratteri organolettici facilmente giudicabili come: superficie liscia, regolare; bordi lisci e non slabbrati, colore omogeneo non maculato; sapore ed odore accettabili secondo l’uso al quale sono destinate. Altre caratteristiche fondamentali sono: durezza, resistenza meccanica, resistenza all’usura, ma con disintegrazione agevole per facilitare l’assorbimento e l’azione dei principi attivi funzionali.
Affinché le erbe esercitino l’azione desiderata, non è possibile comprimerle tal quali. E’ necessario per ogni formulazione aggiungere degli eccipienti specifici: agglutinanti come il glucosio nei casi in cui una forte pressione non permette di ottenere tavolette compatte.
Disintegranti come la cellulosa, capace di assorbire rapidamente l’umidità, rigonfiandosi e permettendo la disintegrazione delle tavolette quando vengono a contatto con l’acqua o coi liquidi organici. Lubrificanti come gli stearati che facilitano l’espulsione delle tavolette dalla matrice ed impediscono l’adesione di esse al punzone. Riportiamo di seguito i passaggi base per la produzione di compresse erboristiche.
1 Miscelazione
la prima fase della lavorazione consiste nel miscelare intimamente la quantità ottimale di erbe, opportunamente micronizzate, o estratti secchi con gli eccipienti onde ottenere una miscela omogenea delle polveri e granulometricamente il più possibile uniforme.
2 Impasto
Si umettano e s’impastano con particolare cura le polveri come sopra descritto con un adatto veicolo: etanolo, acqua, sciroppo di zucchero, soluzione acquosa di glucosio o di amido.
3 Estrusione oppure granulazione per via umida
Ottenuto un impasto denso e omogeneo questo viene passato tramite estrusore oppure granulatore oscillante attraverso un setaccio che, indicativamente, abbia da 25 a 81 maglie per cm quadrato a seconda della grossezza delle tavolette desiderate.
4 Essiccazione
Ottenuto il granulato umido lo si stende rapidamente su telai per l’essiccamento che viene effettuato in forno con circolazione forzata d’aria d’ambiente riscaldata. Fondamentale è la rapidità dell’essiccazione per evitare lo svolgersi di processi enzimatici fermentativi.
5 Granulazione a secco
I granuli essiccati vengono sottoposti ad un setacciatura frazionata con granulatore oscillante. A questo punto vengono, eventualmente, aggiunti prodotti volatili come gli olii essenziali. Il granulo viene ripassato al setaccio manualmente per il controllo qualitativo.
6 Compressione
Tarata e regolata la comprimitrice finalmente si comprime aggiungendo una irrisoria quantità di stearato per un funzionamento perfetto della macchina.
7 Lucidatura, controllo di qualità
Si controlla peso durezza e disintegrazione e si ripassa a setaccio per eliminare eventuali residui di polvere e per conferire alla tavoletta un aspetto lucido.
8 Confezionamento
Le tavolette sono immediatamente confezionate in flaconi di vetro scuro uso farmaceutico.
Sciroppi: Lo sciroppo base si prepara con acqua distillata e zucchero utilizzando 19 parti di zucchero sciolte in 10 pari di acqua. Filtrando poi per panno. Allo sciroppo base vengono aggiunti i principi attivi funzionali normalmente sotto forma di estratti. E’ possibile utilizzare invece dell’acqua distillata estratti acquosi di piante officinali.
Olii essenziali o essenze: L’estrazione degli olii essenziali si ottiene prevalentemente per distillazione, mediante alambicchi, facendo passare una corrente di vapore d’acqua attraverso la pianta aromatica. Si raffredda il vapore ottenuto e si separa l’olio essenziale che galleggerà sull’acqua di estrazione. Lo stesso procedimento viene utilizzato per la produzione di idrolati o acque distillate, usate prevalentemente per uso cosmetico. Per le essenze agrumarie l’estrazione si effettua mediante spremitura dello strato superficiale dell’epicardio ove gli olii sono contenuti. Altri metodi meno diffusi sono l’estrazione mediante grassi oppure a mezzo di solventi volatili. Le rese produttive degli olii essenziali rispetto alla droga di partenza sono particolarmente basse. A titolo di esempio per le labiate avremo una resa media del 1,5%. Le essenze di agrumi hanno rese che posso invece raggiungere il 10% del peso dell’epicardio.
Tisane: per tisana si intende una miscela di erbe sminuzzate (taglio tisana) da utilizzare per estrazione acquosa. Per una buona formulazione è indispensabile una buona conoscenza farmacognostica delle droghe utilizzate per evitare antagonismi farmacologici.
Una tisana ottimale di norma contiene un massimo di 5-6 droghe differenti. Va ricordato che ogni droga può contenere differenti e complessi principi attivi e che l’azione farmacologica non é direttamente proporzionale al numero di droghe utilizzate. In linea di principio é opportuno utilizzare due o tre droghe base per la patologia trattata ad azione sinergica, una o due ad azione mirata per l’obbiettivo specifico ed una ad azione aromatizzante per “arrotondare” la miscela e/o per lenire eventuali effetti indesiderati delle droghe base. Suggerimenti si potranno ricavare da formulazioni tradizionali diffidando, comunque, da quelle particolarmente complesse perché fondamentalmente scriteriate.
CENNI DI BOTANICA SISTEMATICA
La botanica che ha per oggetto di ricerca la classificazione dei vegetali viene denominata Botanica sistematica. Classificare significa organizzare in un sistema tutte le forme vegetali conosciute riunendole in gruppi comprendenti piante affini: tali gruppi prendono il nome di categorie o entità sistematiche.
Fu l’acutezza dell’intuito sistematico di Linneo (1707-1778) che con la sua nomenclatura binomia pose le basi per una razionale classificazione tutt’oggi usata. Linneo riconosce che i nomi ordinari (Rosa, Papavero, Quercia…) racchiudono, in una apparente omogeneità, un gruppo più o meno grande di entità minori distinte tra loro (rosa delle siepi, rosa dei sottoboschi, rosa dei giardini…) e giunge alla loro individuazione come categoria generica (genere) e coll’aggiungere un nuovo termine per designare, in seno al genere, la specie. Si hanno così varie specie di Rosa: Rosa canina, Rosa gallica, Rosa Centifolia… Il nome del genere si scrive con la lettera maiuscola, quello della specie con la minuscola. Al binomio si aggiunge il nome, di norma abbreviato, dell’autore o degli autori che per primi hanno descritto la specie: Es. Rosa canina L.(Linneo). Alla specie, qualora ci sia, segue la varietà col nome dell’autore che la descritta: Es. Papaver somniferum L. var. album Miller .
RACCOLTA ED ESSICCAZIONE DELLE DROGHE
Ogni droga, cioè quella parte di pianta che contiene i principi attivi, ha un suo “tempo balsamico” di raccolta, che corrisponde a quel periodo dell’anno e dello sviluppo vegetativo durante il quale la droga raggiunge la massima concentrazione di sostanze attive. Il tempo balsamico dipende da diversi fattori e può variare da zona a zona ed determinato da fattori ambientali e climatici.
In linea di massima il tempo balsamico per la raccolta delle varie droghe può essere così suddiviso: radici, rizomi, tuberi e bulbi si raccolgono durante il riposo vegetativo della pianta durante il tardo autunno.
Cortecce: si raccolgono in primavera.
Foglie: si raccolgono in primavera inoltrata, prima che la pianta fiorisca.
Gemme: si raccolgono all’inizio della primavera prima che si schiudano.
Erbe (sommità): si raccolgono prima o durante la fioritura.
Fiori: si raccolgono prima che siano completamente sbocciati.
Frutti: si raccolgono alla maturazione
Semi: si raccolgono prima della caduta spontanea.
Raramente le droghe vengono utilizzate allo stato fresco, l’essiccazione ne permette infatti lo stoccaggio e la successiva lavorazione in tempi non troppo ristretti . Per poter conservare i principi attivi occorre perciò che siano essiccate rapidamente onde evitare processi di fermentazione che ne altererebbero il contenuto. L’essiccazione avviene disponendo su telai strati sottili della droga fresca. E’ opportuno svolgere l’essiccazione all’ombra (per proteggere principi attivi termolabili o particolarmente volatili) ed in luogo ben ventilato. A livello industriale vengono utilizzati forni con circolazione forzata d’aria d’ambiente riscaldata. La resa del prodotto essiccato in relazione alla droga fresca di partenza varia notevolmente. Da un kg di foglie fresche si otterranno, ad esempio, circa 150 gr di droga essiccata. E’ opportuno conservare le erbe essiccate in vasi di vetro scuro ed utilizzarle entro l’anno.
PROPRIETA’ DI ALCUNE PIANTE MEDICINALI
Ricordiamo alcuni gruppi di piante raggruppandole in base ai principali effetti che producono sull’organismo umano, (alcune di queste sono trattabili unicamente da farmacista su prescrizione medica):
Piante antiasmatiche: tolgono lo spasmo dei muscoli bronchiali mediante un’azione spasmolitica diretta sulla muscolatura liscia dei bronchi. Alcune agiscono per via nervosa paralizzando il vago, (Solanacee) o eccitando il simpatico (Efedra). Importanti sono: Belladonna, Giusquiamo, Stramonio, Efedra, Visnaga, Elicriso, Grindelia, Lattuga virosa, Farfaraccio.
Piante espettoranti: fluidificano le secrezioni bronchiali facilitando la loro espulsione dalle vie respiratorie. Spesso sono degli antisettici polmonari o degli emollienti antinfiammatori. Vanno ricordati: Aglio, Elicriso, Marrubio, Capelvenere, Verbasco, Farfara, Grindelia.
Piante tossifughe o bechiche: hanno la proprietà di calmare la tosse. Alcune agiscono moderando l’eccitabilità del centro della tosse, altre per le loro virtù antinfiammatorie e antisettiche. Segnaliamo: Enula campana, Issopo, Farfara, Eucalitpo, Timo.
Piante eupeptiche o stomachiche: sono quelle che in virtù del loro sapore amaro o dei loro componenti aromatici aumentano la secrezione del succo gastrico migliorando così la digestione. Frequentemente le droghe amare agiscono anche sul fegato con una blanda azione coleretica. Sono importanti: Genziana, Centaurea, China, Carciofo, Luppolo, Angelica, Achillea, Calamo aromatico.
Piante carminative: facilitano l’espulsione dei gas gastrointestinali. Il loro meccanismo d’azione è complesso, ma generalmente agiscono sul tratto digerente risvegliando la contrattilità del suo strato muscolare; in tal modo agevolano l’evacuazione dei gas che si formano a seguito di fermentazioni e putrefazioni abnormi. Tali sono: Anice verde, Angelica, Aneto, Finocchio, Calamo Aromatico, Origano, Santoreggia.
Piante coleretiche e colagoghe: rispettivamente stimolano il fegato ad una maggiore produzione di bile e promuovono la sua espulsione facendo contrarre la cistifellea o fluidificando la bile. Spesso questo tipo di piante sono anche ipocolesterolemizzanti e agiscono sul fegato potenziandone l’attività antitossica.
Tra queste vanno citate: Boldo, Rosmarino, Curcuma, Combreto, Calendula, Chelidonia, Tarassaco.
Piante lassative e purgative: hanno la facoltà di accelerare, in diversi modi, il transito del contenuto intestinale. Si distinguono in mucillaginosi (Lino ecc.) antracenici (Aloe, Ramno, ecc.) oleosi (olio di Ricino); lubrificanti (olio di Lino o d’Oliva); resinosi o drastici (Gialappa ecc.).
Piante antidiarroiche: rallentano la peristalsi intestinale con un meccanismo nervoso (Oppio) o perché ricche di tannini (Quercia), pectine e mucillagini (Carruba).
Piante vomitive o emetiche: sono quelle che stimolano il vomito attraverso una azione centrale bulbare o per una azione periferica riflessa, in quest’ultimo caso sono droghe in genere irritanti per la mucosa gastrica. Segnaliamo: Ipecacuana, Fitolacca, Asaro.
Piante antiemetiche: arrestano il vomito o ne impediscono l’insorgenza mediante meccanismi non sempre conosciuti. Comprendono piante molto diverse tra loro sul piano sul piano della composizione chimica come: Altea, Calendula, Menta piperita, Camomilla romana.
Piante diuretiche: sono capaci di aumentare la secrezione dell’urina con meccanismi renali ed extra-renali. I vegetali che possiedono questa azione sono numerosi e spesso contengono, soli o diversamente associati, sali di potassio, zuccheri, saponine, flavonoidi, basi xantiniche (caffeina) o glucosidi cardiotonici. Ricordiamo: Scilla, Betulla, Ginepro, Ginestra, Ononide, Erica, Caffè, Parietaria, Gramigna, Frassino.
Piante antisettiche delle vie urinarie: comprendono prevalentemente un gruppo di vegetali contenenti oli essenziali o precursori dell’idrochinone (arbutoside, metilarbutoside) che hanno la capacità di produrre effetti antimicrobici sul tratto urinario. Segnaliamo: Uva ursina, Erica, Corbezzolo, Sandalo, Ginepro, Eucalipto.
Piante depurative: comprendono quelle droghe che stimolano gli emuntori naturali (pelle, reni, intestino) facilitando l’espulsione delle sostanze tossiche prodotte dall’intestino a dalle cellule che compongono i diversi tessuti. In questo senso le piante depurative comprendono i diuretici, i lassativi, i sudoriferi, gli espettoranti e i colagoghi.
Piante sedative: moderano l’ipereccitabiltà del sistema nervoso e facilitano il sonno fisilogico. Comprendono: Tiglio, Luppolo, Meliloto, Valeriana, Biancospino, Arancio fiore, Passiflora.
Piante vasodilatatrici: hanno la capacità di abbassare la pressione arteriosa risultando utili negli stati ipertensivi di lieve e media entità.
Ricordiamo: Aglio, Olivo, Vischio.
Piante sudorifere o diaforetiche: aumentano la secrezione sudorale contribuendo alla regolazione termica del corpo e favorendo l’eliminazione di tossine. Tra i diaforetici vanno collocati: Borraggine, Sambuco, Tiglio.
Nel sistema botanico le suddivisioni sono certamente più complesse e numerose ricordiamo che è opportuno conoscere perlomeno la famiglia di appartenenza della pianta oltre alla specie e al genere. La nomenclatura botanica permette, rispetto alla denominazione volgare, di definire senza errore una particolare pianta indipendentemente dalla nazionalità e lingua dell’operatore.